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Best practice per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità

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L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità vede aprirsi nuove prospettive non più limitate all’ambito degli obblighi e dei vincoli imposti dalle normative. Le competenze delle quali il mercato del lavoro si sta privando non sono più relegabili. Diversi vissuti, punti di vista, resilienze e sensibilità: l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità porta anche tutto questo. Ma ricordiamoci che una persona con disabilità che si è diplomata o si è laureata, non solo ha raggiunto e superato tutti gli esami e le prove che toccano a tutti gli studenti, ma in più ha dovuto avere a che fare con ostacoli che per molti sono inimmaginabili. Ostacoli strutturali, sociali, di stigma, oltre tutti quelli che la rispettiva disabilità impone nella quotidianità. Quindi competenze e attitudini hanno valori aggiunti che molte aziende hanno già colto e che diventano sempre più strategiche. E non esistono corsie preferenziali, le persone con disabilità che conseguono i traguardi di studio non hanno scorciatoie didattiche o negli esami. Per questo, le best practice dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità sono tutte quelle che partono dalla persona e dalle sue competenze, senza relegarla in ruoli non adatti, o peggio, nascosti. È un cattivo investimento per tutti. L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, quella fatta bene, parte da una cultura inclusiva che tocca tutta l’azienda, dai vertici a ogni lavoratore che poi sarà anche collega della persona inserita.

Dicevamo che si parte dalle competenze: naturalmente nell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità deve partire da una preparazione e un’attitudine adatta al lavoro per il quale ci si candida. Questo è fondamentale, anche perché nelle liste di collocamento mirato in Italia ci sono circa 700.000 persone, a fronte di poco meno di 150.000 posizione lavorative destinate ai disabili e non ancora coperte. Quindi vale la regola della persona giusta al posto giusto. E questa sarà l’equazione che garantirà ancora più successo a qualsiasi best practice di inclusione lavorativa delle persone con disabilità.


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