È uno degli obiettivi dell’Autorità Garante dei diritti delle persone con disabilità. Ne abbiamo parlato con Maurizio Borgo, alla guida dell’istituzione dal 1° gennaio scorso, tracciando un primo bilancio delle attività
Con il decreto legislativo n. 20 del 2024, dal 1° gennaio 2025 è operativa l’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, di cui avevamo dato notizia sul nostro magazine. A rivestire la carica di presidente dell’Autorità è Maurizio Borgo, avvocato dello Stato, che abbiamo intervistato dopo i primi mesi di attività.
Avvocato Borgo, possiamo fare un bilancio di questi primi mesi?
Nei primi mesi ci siamo occupati di organizzare l’Autorità per renderla immediatamente operativa. Non nascondo le difficoltà: nel 2025, infatti, l’Autorità non prevede personale specifico, lo avrà solo nel 2026, e quindi si avvale di un limitato numero di dipendenti da altre amministrazioni pubbliche. Ciò nonostante, grazie all’impegno e alla dedizione di queste persone che colgo l’occasione di ringraziare, abbiamo cominciato a svolgere, anche se in parte, le nostre funzioni.
Il 2025 deve essere considerato, come un anno di sperimentazione per l’Autorità Garante, sulla falsariga di quello che sta avvenendo su un’altra parte importantissima della riforma in materia di disabilità. Mi riferisco alla valutazione di base e alla valutazione multidimensionale.
La situazione in Italia
Tra i compiti dell’Autorità che lei presiede, c’è quello di vigilare sul rispetto delle libertà fondamentali: qual è la situazione in Italia?
L’Italia è un Paese che costituisce un’eccellenza in tema di inclusione e rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Ricordiamoci sempre che l’Italia ha abolito le scuole speciali nel 1977. Io sono nato nel 1971 e ho ricordi soltanto di compagni con disabilità che frequentavano le mie stesse scuole.
Questo non significa che vada tutto bene e che, ancora oggi, i diritti delle persone con disabilità non siano negati. Il nostro compito sarà proprio quello di garantire l’effettività di questi diritti, nessuno escluso. Già da questi primi mesi ho potuto notare che l’istituzione stessa di una Autorità Garante induce tutti ad alzare l’asticella, un po’ come avvenuto, a suo tempo, con il Garante della privacy che ha costretto tutti a fare i conti con il rispetto di quei diritti.
Quali tipi di segnalazioni o situazioni discriminatorie ricevete più spesso?
Stiamo ricevendo segnalazioni tra le più diverse, ma i settori più coinvolti sono quelli dell’accessibilità, della sanità e della scuola. Per ogni segnalazione, gli uffici dell’Autorità procedono a un approfondimento istruttorio, sentono il segnalante e propongono al Collegio i provvedimenti da assumere. Proprio in questi giorni, stiamo formalizzando un protocollo con l’Ufficio antidiscriminazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri per sperimentare modalità di gestione informatizzata delle segnalazioni. Ciò consentirà anche di fare statistiche su provenienza, tipologia e oggetto delle segnalazioni per comprendere meglio i fenomeni.
Ci sono storie o episodi che l’hanno colpita maggiormente? Vuole condividerli?
Ci sono situazioni che si trascinavano da anni e che non consentivano alle persone con disabilità di esercitare i propri diritti. È bastata una semplice nota dell’Autorità Garante per sbloccarle: per esempio, l’installazione di un semplice montascale in un edificio di edilizia residenziale o ancora la fornitura di una carrozzina.
I programmi
Quali sono i vostri programmi a breve, medio e lungo termine?
Il nostro impegno a breve termine è stato quello di organizzare e dare una prima operatività all’Autorità e mi sento di dire che questo primo obiettivo è stato raggiunto. Adesso abbiamo cominciato a svolgere la nostra attività di garanzia ma non abbiamo dimenticato l’altro compito che la legge istitutiva ha attribuito all’Autorità: promuovere la cultura dell’inclusione e del rispetto dei diritti delle persone con disabilità.
Abbiamo concordato con il Ministro dell’istruzione e del merito e con le due Federazioni FISH e FAND, che ringrazio, di lanciare nelle scuole secondarie di secondo grado un concorso di idee per creare il logo dell’Autorità. Dovrà essere accompagnato da una riflessione che prende spunto dalla lettura da parte degli studenti della Carta di Solfagnano, il documento sottoscritto dai Ministri del G7 lo scorso ottobre, fortemente volto dal Ministro Alessandra Locatelli.
La sfida del futuro
Quali sono, a suo parere, le situazioni più urgenti a cui rimediare?
Come dicevo, il nostro Paese è una eccellenza in materia di inclusione, ha la fortuna di avere una rete associativa straordinaria alla quale si deve riconoscere il merito di avere valorizzato, negli anni, le persone con disabilità. La criticità che vedo è quella della poca sinergia tra Istituzioni e tra queste e il mondo del Terzo settore.
Vedo ancora troppi distinguo tra ambito sanitario e ambito sociale, a dispetto di quella integrazione sociosanitaria che dovrebbe essere realtà da molti anni. Ecco, questa è la sfida dei prossimi anni che, però, sono fiducioso possa essere vinta grazie allo strumento del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato che costituisce il perno della riforma.
Il rispetto è un valore che si deve insegnare fin dalla più tenera età: che cosa pensa possa fare la scuola in questo senso?
Abbiamo intenzione, e non solo perché ce lo impone il decreto legislativo n. 20 del 2024, di promuovere fin dalla scuola primaria iniziative per promuovere la cultura dell’inclusione.
Sono padre di tre figli, due dei quali hanno da poco terminato la scuola e una che sta per iniziare la scuola secondaria di secondo grado, e ho sentito alcuni loro compagni usare, a mo’ di insulto nei confronti del compagno, l’espressione “hai la 104”. L’uso di espressioni come questa, dove per offendere si fa riferimento a una legge che tutela i diritti delle persone con disabilità, dimostra la necessità di attivare iniziative di sensibilizzazione nelle scuole sul tema del rispetto dell’altro che è poi quello che veniva insegnato alla mia generazione fin da piccoli con l’ora di educazione civica, fortunatamente ripristinata, da poco, nella scuola primaria.
Oltre che con il Ministero per le Disabilità, con quali altre istituzioni collaborate?
Collaboriamo con tutte le Istituzioni perché la disabilità è una condizione che intercetta la competenza di tutte le Amministrazioni, da quelle centrali a quelle locali.
Per non parlare dei grandi enti pubblici ai quali sono attribuiti i compiti previdenziali e assistenziali, come INPS e INAIL. Non c’è Ministero con il quale non ci confronteremo, ovviamente in uno spirito di collaborazione istituzionale che, da buon Avvocato dello Stato, sono convinto sia l’unica strada per perseguire l’obiettivo di migliorare la condizione di vita di tutte le persone con disabilità e delle loro famiglie.
Una realtà unica nello scenario internazionale
Esiste un’istituzione simile all’Autorità Garante anche negli altri Paesi dell’UE?
Mi fa una bella domanda alla quale non so dare in questo momento una risposta definitiva. Penso che una realtà come la nostra non abbia eguali in altri Paesi dell’Unione europea e forse del mondo.
È un aspetto che ci siamo ripromessi di approfondire. Non vi è dubbio, però, che intendiamo confrontarci con tutte le Organizzazioni europee e internazionali: penso all’EDF (European Disability Forum) e all’IDA (International Disability Alliance) che da anni operano sullo scenario europeo e internazionale e che hanno portato avanti, con successo, diverse battaglie per il pieno ed effettivo rispetto dei diritti delle persone con disabilità.