Con oltre 500 partecipanti, l’evento online dedicato all’inclusione lavorativa si è chiuso con successo pensando già all’edizione d’autunno. L’accessibilità a tutto tondo al centro del consueto appuntamento con Inclusion Job Talk.
Cala il sipario sulla 17ma edizione di Inclusion Job Day, seconda edizione dell’anno. Variegata la tipologia di aziende tra società di servizio e multinazionali, presenti con posizioni di rilevante interesse.
Un’ampia scelta per gli utenti collegati online – circa 550 – che si confermano per oltre il 50% laureandi e laureati.
Con un rapporto del 39% fra numero di utenti e imprese presenti all’incontro, IJD conferma l’efficacia di una formula che tre volte l’anno (marzo, giugno, ottobre) crea un’agorà virtuale raggiungibile all’indirizzo www.inclusionjobday.com.
Creata nel 2020, ai tempi della pandemia dalla digital agency Hidoly e da Cesop HR Consulting Company, Inclusion Job Day conta numeri di grande rilievo. Dalla prima edizione ad oggi: sono circa 300 le aziende partecipanti e più di 5.000 gli utenti iscritti in piattaforma.
Una formula di successo
Numeri ragguardevoli, merito di una formula di successo grazie a diversi fattori:
– l’accesso totalmente gratuito per gli utenti
– una piattaforma accessibile secondo le linee guida WCAG 2.0
– una user experience intuitiva ed efficace
– aziende e multinazionali partecipanti di alto livello
– un’offerta di profili qualificati.
Accessibilità a 360° al centro di Inclusion Job Talk
Inclusion Job Day non è soltanto un career day online, ma anche un amplificatore di valori e messaggi mirati a promuovere la cultura dell’inclusione. A testimonianza di tale impegno, l’appuntamento con Inclusion Job Talk: la tavola rotonda che precede l’evento, a cui sono invitati esperti del mondo imprenditoriale, sociale, accademico e istituzionale. Tema del 13 giugno “Accessibilità per cambiare il nostro futuro”, argomento trattato da diversi punti di vista.
Gli ospiti del Talk
Ad aprire il dibattito, Francesco Canale, artista e co-fondatore della società Working Souls, che fornisce consulenza alle aziende sui temi della DE&I. Canale ha raccontato la sua esperienza diretta e le difficoltà che quotidianamente una persona con disabilità deve affrontare. È ora di cambiare: Adesso Basta! è infatti il manifesto-petizione lanciato da Canale su change.org, esempio di attivismo sociale, dove si richiama l’attenzione sull’accesso ai taxi, ai treni, alle auto, a spettacoli ed eventi culturali.
Del mondo automotive accessibile ha parlato Felipe Muñoz, marketing analyst e curatore della testata online Car Industry Analysis. In Giappone ogni costruttore ha nel proprio catalogo una sezione dedicata alle “welfare auto” serie di modelli già predisposti per le persone con disabilità e il loro costo è di poco superiore a un’auto tradizionale. In Europa, interessante il caso di UK dove le auto per disabili rappresentano un quinto del mercato automotive. Attraverso il programma Motability Scheme le persone con disabilità possono noleggiare una nuova auto, un veicolo accessibile a carrozzine, uno scooter o una sedia a rotelle elettrica utilizzando l’indennità di mobilità finanziata dal governo.
Il turismo accessibile sarà al centro del World Summit previsto a Torino il prossimo ottobre: tra gli organizzatori, Consulta per le Persone in Difficoltà. Il direttore, Giovanni Ferrero, ha illustrato i tre macro-temi: il business con la presenza di molte realtà nazionali ed estere già oggi accessibili a persone con disabilità e a una fascia, quella degli anziani, sempre più numerosa in Europa e in Italia; la formazione perché bisogna “saper accogliere” con competenze e conoscenze mirate; le tecnologie con l’IA in particolare a supporto dell’inclusione.
Accessibilità vuol dire anche essere un “Safe Place”. Lo ha spiegato Silvia Cavallini responsabile HR e referente Sostenibilità di Berberè, catena di pizzerie presente in Italia e all’estero con 400 dipendenti di diverse nazionalità. Ad oggi è la prima realtà nel nostro Paese a ottenere questa certificazione dalla Stonewall Inn Gives Back Initiative: indica che il locale è sicuro e inclusivo per persone appartenenti alle categorie LGBTQIA+. Safe Place vuol dire anche stampare sulle scatole messaggi antiviolenza e indicazioni di supporto alle donne vittime di maltrattamenti, formare il personale sull’uso corretto del linguaggio di genere, invitare i colleghi a denunciare ogni comportamento aggressivo che possa verificarsi sul posto di lavoro.
Al tavolo virtuale, in rappresentanza del mondo accademico, Elena Santagati, docente di Storia Greca e Delegata alla Disabilità dell’Università di Messina. Molti gli esempi concreti per migliorare l’accessibilità, al di là dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Ciò significa formare il personale tecnico sul linguaggio dei segni, adottare l’alfabeto Braille per un più ampio ventaglio di comunicazioni e non soltanto per le indicazioni logistiche. Tra i progetti futuri, un punto di ascolto di assistenza piscologica in ogni plesso dell’Università. E molti altri sono allo studio: unico ostacolo, reperire i fondi con cui sostenere le iniziative.
Infine, accessibilità nel mondo del lavoro. Ne ha parlato Manuela Pioltelli, responsabile Area Collocamento Mirato di Umana. Dal suo osservatorio sul mondo delle imprese, Pioltelli sottolinea come oggi sia importante inserire competenze specifiche all’interno delle aziende, soprattutto per essere in grado di accogliere nel modo giusto anche le persone con le disabilità “invisibili”, quelle causate da neurodivergenze e altri problemi psicologici.
La registrazione di Inclusion Job Talk del 13 giugno è disponibile a questo link https://vimeo.com/1093116278
La prossima edizione di Inclusion Job Talk è in programma il prossimo 24 ottobre. Ma la piattaforma continua ad essere accessibile in questi mesi per le aziende, per chi è già iscritto o si iscrive e permette di visualizzare le offerte caricate dalle imprese. https://inclusionjobday.com/