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Linguaggio inclusivo: le parole giuste per metterlo in pratica

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Le buone prassi di D&I passano anche attraverso l’uso di vocaboli ed espressioni che aiutano a superare convenzioni e pregiudizi e ad annullare le differenze di genere.

Ma come fare? Un aiuto concreto arriva dalle “Linee Guida sulla Comunicazione Inclusiva” realizzate da UNI, l’Ente Italiano di Normazione

L’italiano è una lingua bella e musicale, ricca di vocaboli e parole, ma non prevede il genere neutro. Un po’ per convenzione, un po’ per retaggio culturale, il genere maschile ha sempre avuto la meglio su quello femminile e con fatica si cerca di invertire la tendenza. E se il linguaggio è lo specchio della società in cui viviamo, oggi le parole non risultano sempre coerenti con un mondo che si apre sempre più all’inclusione e all’accoglienza.

Nasce da qui l’iniziativa di UNI, l’Ente Italiano di Normazione, che ha da poco pubblicato “Linee Guida sulla Comunicazione Inclusiva”. Un utile vademecum, liberamente scaricabile dal sito, che vuole favorire un cambiamento del linguaggio per renderlo più coerente con quanto sta avvenendo nella società odierna.

Linguaggio inclusivo: la potenza delle parole

“Le parole non sono neutrali. Le parole sono potenti. Le parole danno forma alla realtà, a come è ora e soprattutto a come potrebbe divenire – spiega Gianna Zappi, vice direttrice generale Sostenibilità e Valorizzazione di UNI nell’introduzione della guida -. Rappresentano pensieri e generano comportamenti. Richiedono un uso consapevole e responsabile. Questo ha ancora più valore in casa UNI, un’organizzazione che, attraverso la cura delle parole, fissa criteri e requisiti che creano modelli (e comportamenti). Le parole contribuiscono a garantire inclusione, equità, pienezza di ruolo per ogni persona, indipendentemente dal suo genere, in un mondo fatto bene”.

Ma cosa si intende per linguaggio neutrale? Secondo UNI, un linguaggio che non esclude e non limita, ma pone ogni persona al centro senza discriminare per via di genere, etnia o abilismo, contribuendo a rompere quelli che sono i pregiudizi e gli stereotipi che le parole hanno costruito nel tempo.

Nei diversi capitoli della guida vengono citati esempi pratici di linguaggio neutrale scritto – dall’uso dell’asterisco alle riformulazioni delle frasi – arricchiti da alcuni suggerimenti sulle forme sessiste stereotipate da evitare e quelle consigliate e dalle frasi da utilizzare nel linguaggio parlato in contesti professionali o colloquiali.

Linguaggio inclusivo: l’importanza delle immagini

Non solo parole, anche fotografie, ritratti e colori possono essere più o meno inclusivi. È molto facile, infatti, cadere nel tranello di schematizzazioni di formule e luoghi comuni oggi non più validi. Basta pensare al dualismo rosa-azzurro per indicare caratteristiche maschili o femminili, oppure alle immagini di soli uomini se si parla di manager e così via.

Come ogni forma di cambiamento, anche quello del linguaggio non sarà repentino ma, come si legge nella guida “ è importante e fondamentale instillare la giusta direzione da percorrere con il contributo di tutte le persone così da riformare quelli che possono essere definiti “simbolismi” politici, culturali, estetici, etici, ecc. che si riflettono nella lingua”.

Fonte: www.uni.com


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