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GWP: realtà inclusiva e capace di generare valore per tutti

Roberta Barba
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Anche in Italia nasce “Girls Who Print”, parte di una rete mondiale. Il suo obiettivo: contribuire a rendere il mondo della stampa più aperto e innovativo. Ce lo racconta la presidente Martina Corradi in questa intervista rilasciata al nostro magazine

GWP, ovvero Girls Who Print. Una nuova realtà in Italia, non per noi di Inclusion Job Day. L’associazione, infatti, è stata ospite al recente Inclusion Job Talk del 24 ottobre scorso. Oggi, con l’intervista alla presidente Martina Corradi – responsabile Marketing di HP Industrial Printing Italy & Iberia – ne sapremo di più su obiettivi e attività.

Ci racconta, in sintesi, che cos’è GWP?

GWP Italia nasce su ispirazione di Girls Who Print Global, nata nel 2009 in USA con emanazioni e iniziative in Europa, Giappone, Canada, India, America Latina, Africa, Medio Oriente. L’iniziativa parte da un gruppo di professioniste del settore che ha scelto di creare una realtà aperta, inclusiva e capace di generare valore. Fin dall’inizio, l’obiettivo è stato quello di coinvolgere persone e aziende che condividono i valori dell’inclusione, dell’equità e dell’empowerment, all’interno del mondo della stampa, del converting e della comunicazione visiva.

Perché proprio nel settore “print”?

Il nostro settore vale l’1,3% del PIL nazionale (Fonte Assografici) quindi rilevante nell’economia italiana, serve molti mercati e settori, producendo beni funzionali alla vita di tutti i giorni. Ha un impatto concreto, quindi necessita di riflessioni e azioni pragmatiche per diventare un settore realmente inclusivo senza discriminazioni. Vantiamo un alto tasso di innovazione tecnologica che, però, deve andare di pari passo con la sostenibilità sociale. Una maggiore attenzione alla diversità, per noi, può ripercuotersi positivamente su prodotti migliori che assecondino le esigenze del pubblico.

Chi sono gli associati?

Rappresentanti di arti grafiche, converting, packaging e comunicazione. Fin dalla nascita, alcune aziende di rilievo hanno deciso di essere al nostro fianco – tra cui HP, Fontana Grafica, FujiFilm e Fuji Seal – a dimostrazione del forte interesse che il tema dell’inclusività suscita nel nostro comparto, sia a livello individuale che aziendale, dalle multinazionali alle imprese a conduzione familiare. Il nostro board è estremamente eterogeneo e stimolante, composto da figure con esperienze, ruoli e competenze diverse. Questa varietà è la nostra forza: ci permette di guardare al futuro con una visione ampia, concreta e condivisa.

Quali obiettivi vi prefissate?

La nostra missione è dare voce alla diversità in tutte le sue forme, creando opportunità reali di crescita e dialogo per l’intera comunità della stampa. Lavoriamo per abbattere stereotipi legati al genere, all’orientamento sessuale, alla provenienza geografica e culturale, alla disabilità e a ogni altra forma di discriminazione, favorendo la costruzione di un ambiente professionale più giusto e inclusivo. Organizzeremo eventi, mostre, workshop e corsi di formazione e il nostro impegno è rivolto anche verso attività di ricerca, advocacy e formazione cercando di coinvolgere istituzioni e scuole.

Quali sono i pregiudizi da superare nel vostro settore?

Il mondo della stampa sta attraversando una fase di trasformazione importante, spinto dalla necessità di aprirsi e diventare più attrattivo per le nuove generazioni. Tuttavia, molte aziende, spesso a gestione familiare, faticano ad aggiornarsi rispetto alle nuove regolamentazioni e alle buone pratiche legate ai temi di inclusività e pari opportunità. L’inclusività, infatti, è una parola chiave ma non sempre compresa appieno: non significa soltanto equilibrio di genere, ma capacità di valorizzare le diversità in senso ampio: culturali, generazionali, di competenze e di approccio.

Come pensate di agire su questo fronte?

Il nostro obiettivo è fornire strumenti concreti di conoscenza e sensibilizzazione, aiutando le aziende a crescere culturalmente e ad aprirsi a nuovi modelli organizzativi. Non siamo un’associazione di donne per le donne, ma una rete per tutte le persone e realtà che vogliono sviluppare una consapevolezza capace di generare opportunità e innovazione per l’intero settore della stampa e del converting.

Azioni concrete per favorire il cambiamento?

Il cambiamento culturale richiede tempo e azioni coordinate. Lavoreremo su più fronti in parallelo. Stiamo avviando una ricerca di mercato strutturata e approfondita che ci permetterà di raccogliere dati concreti per offrire una fotografia realistica del livello attuale di diversità, equità, inclusione e accessibilità (DEIA) nelle aziende del settore stampa e converting. Parallelamente, stiamo costruendo un database di persone esperte e alte professionalità del mondo della comunicazione stampata che rappresenti la pluralità della società: persone con competenze diverse, provenienze differenti e sensibilità molteplici. In contemporanea, intendiamo portare avanti attività di formazione, incontri con studenti e docenti e diffondere contenuti che aiutino le aziende a comprendere e applicare concretamente i principi di inclusività. E vogliamo promuovere il confronto su temi come agevolazioni fiscali legate all’inclusione, uso di un linguaggio non discriminatorio e integrazione dei giovani talenti, affinché il settore diventi non solo più moderno e accessibile, ma anche più attrattivo per le nuove generazioni.

Dal vostro osservatorio, l’Italia come si colloca rispetto agli altri paesi Europei?

In attesa dei risultati che raccoglieremo con la nostra indagine, basandoci sulle nostre esperienze dirette, posso dire che probabilmente emergeranno alcune aree di gap, in cui sarà necessario lavorare di più per allinearci agli standard europei, ma anche diversi ambiti in cui l’Italia sta già dimostrando segnali positivi di apertura e cambiamento. Abbiamo fiducia nel fatto che i dati ci aiuteranno a individuare con precisione entrambi gli aspetti, offrendo spunti concreti per una crescita inclusiva e sostenibile del settore.

Prime reazioni di fronte alla nascita di GWP Italia?

L’associazione è nata da poco, ma la risposta è stata molto positiva: crediamo che il numero delle persone associate, sia a titolo personale sia in rappresentanza della propria azienda, crescerà rapidamente, perché GWP Italia vuole essere davvero una realtà aperta e accogliente.


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