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Disturbi dell’apprendimento e inserimento lavorativo

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I disturbi dell’apprendimento (manuale DSM-5) sono una disabilità che si manifesta nei primi anni di scuola e riguarda la difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo. Si definiscono “specifici”, in quanto interessano una circoscritta area dell’apprendimento, non intaccando il funzionamento emotivo e cognitivo.

I disturbi dell’apprendimento si classificano in 4 modi:

  • Dislessia: difficoltà nell’eseguire una lettura corretta e scorrevole, nel pronunciare le parole e riconoscere le lettere dell’alfabeto.
  • Disortografia: consiste nel commettere errori ortografici e quindi nel rappresentare in modo scorretto suoni e parole della lingua.
  • Disgrafia: riguarda la componente grafica della scrittura, ossia mancata capacità di scrivere fluido ed efficace.
  • Discalculia: conosciuta anche come disturbo della matematica, è la difficoltà a comprendere i numeri ed effettuare alcune operazioni di calcolo.

In Italia, il disturbo dell’apprendimento è tutelato dalla legge 170 del 2010. Il diritto allo studio è garantito tramite determinati percorsi che prevedono ad esempio l’uso di software didattici specifici o di registratori audio per fare sintesi vocali.

Inoltre, la legge 25 del 2022 offre ai candidati, durante un colloquio, la possibilità di utilizzare strumenti per compensare il disturbo. Ciò permette loro di esprimere meglio il proprio valore.

Disturbi dell’apprendimento: i punti di forza

Le persone con disturbi dell’apprendimento non presentano solo debolezze, ma anche punti di forza. Infatti, in risposta a situazione già vissute, tali soggetti riescono a sviluppare strategie idonee a superare le difficoltà riscontrate.

Ad esempio, hanno maggiori skills nell’elaborare informazioni visive e spaziali, nel problem solving e hanno un’ottima dose di creatività. Di fatto il loro processo cognitivo non convenzionale gli consente di adottare soluzioni alternative e originali per risolvere problemi.

Coloro che presentano uno o più disturbi dell’apprendimento non devono essere privati dei loro diritti al termine del percorso formativo considerando che possono essere un valore aggiunto in ambito lavorativo.

Il tema dell’inclusione, soprattutto lavorativa, riguarda la società tutta che dev’essere pronta ad accogliere ogni individualità, senza discriminazione alcuna e nel rispetto delle differenze.

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