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Consumatori e disabilità al centro del convegno di Consumers’ Forum

Roberta Barba
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A Viareggio un confronto tra aziende e associazioni per un consumerismo inclusivo che assicuri l’accessibilità universale a tutti i cittadini. Un’occasione per stilare il primo report sull’argomento, che sarà consegnato al ministro Locatelli

Le persone con disabilità sono anche consumatori e utenti di beni e servizi. Come tali, devono (o dovrebbero, se guardiamo alla situazione in Italia) avere la più ampia accessibilità per fruirne appieno.

E’ questo il tema al centro del convegno organizzato a Viareggio il 19 luglio scorso da Consumers’ Forum, ente indipendente di cui fanno parte associazioni di consumatori, imprese dell’industria e dei servizi e istituzioni. La sua mission: creare tavoli di confronto e riflessione per lo sviluppo, la promozione e la diffusione di una cultura del consumo responsabile con lo scopo di migliorare la qualità di vita dei cittadini. In questo contesto, si inserisce l’appuntamento di Viareggio dedicato a “Consumatori e disabilità”.

I messaggi lanciati dal convegno

“A Viareggio abbiamo confermato l’importanza di una strategia di inclusione del consumerismo che sappia pensare a prodotti e servizi per tutti i consumatori. Nessuno deve essere escluso dal diritto alla mobilità, a una vacanza, ad avvalersi delle tecnologie digitali”. Questo il messaggio che, in sintesi, Consumers’ Forum consegna a consumatori, imprese, istituzioni a conclusione dei lavori attraverso le parole del presidente Furio Truzzi.

Dal convegno è emerso quanto sia necessario fare rete e migliorare le relazioni tra le associazioni dei consumatori generaliste e quelle specialiste, alcune delle quali hanno portato la loro testimonianza, come si può vedere dal programma della giornata. “Insieme – continua Truzzi – si può e si deve fare di più per rappresentare e tutelare meglio i diritti di quell’ampia fascia di cittadini, oltre il 20% della popolazione italiana, che vive in condizioni di disagio e di fragilità. Conseguenze non tanto della propria menomazione o stato di salute, quanto dell’insufficiente capacità dello Stato e della comunità di valorizzare la differenza affinché non sia considerata un disvalore, ma una ricchezza per una società più civile e rispettosa dei diritti delle persone”.

In Italia un turismo non accessibile

Se lo European Accessibility Act entrato in vigore lo scorso giugno, obbliga ad abbattere le distanze digitali e a favorire la massima fruizione di tutti i device, molto resta da fare in altri settori, ad esempio nel turismo. Spiega Truzzi: “In Italia il numero di soggetti con disabilità certificate o patologie invalidanti è di circa 12 milioni, che in Italia spendono per servizi turistici appena 1,3 miliardi di euro annui. Questo perché meno del 10% delle strutture turistiche è privo di barriere o limitazioni”. “Eppure – continua Truzzi – in Italia il mercato potenziale del turismo accessibile è stimato in oltre 27 miliardi di euro annui: il viaggiatore con disabilità, infatti, spende in media da due a quattro volte di più per le proprie vacanze, perché sceglie alloggi di livello più elevato che possano garantire spazio e libertà di accesso, noleggia veicoli di dimensioni maggiori, è disposto a pagare di più per i servizi di trasporto in modo da godere di maggiore spazio e comodità. Senza contare che spesso viaggia con uno o più accompagnatori. E mentre Spagna, Paesi Bassi e nord Europa hanno fatto passi da gigante, l’accessibilità delle nostre destinazioni non soddisfa neanche il 25-35% della domanda. A dimostrazione di come l’Italia sia ancora molto indietro su questo tema”

A questo link il video del convegno


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