IJD MAGAZINE

Accogliere ed eliminare le barriere architettoniche

Condividi su:

E’ quanto dovrebbe fare una città per tutte le stagioni della vita, il tema del convegno che a Torino ha concluso le varie fasi di un progetto promosso da CPD in collaborazione con la Regione Piemonte per un approccio corretto nei confronti della disabilità che va, appunto, dall’accoglienza all’abbattimento di ogni tipo di ostacolo.

L’accessibilità come priorità; lo sguardo sulle persone con disabilità che deve evolvere da assistenziale a garante di autonomia; la formazione come leva strategica per cambiare la cultura nella nostra società; l’importanza di fare rete tra associazioni, istituzioni e cittadini.

Sono questi i punti salienti dell’incontro organizzato nei giorni scorsi a Torino dal titolo Una città per tutte le stagioni della vita – Dall’accoglienza all’eliminazione delle barriere architettoniche. L’evento conclude il progetto “Non c’è disabilità senza sguardo sulla disabilità” promosso dall’Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune e WeGlad in collaborazione con la Regione Piemonte e la Consulta per le Persone in Difficoltà.

Gli obiettivi del progetto

Scopo principale del progetto creare una maggiore consapevolezza e formare dipendenti ed amministratori pubblici sull’importanza di accessibilità e fruibilità, ma anche sulle terminologie più appropriate, primo segnale dell’attenzione nei confronti delle persone con disabilità.

L’altro macro-obiettivo, creare una mappatura delle barriere architettoniche che ha coinvolto tutti i dipendenti della Regione Piemonte chiamati a segnalare gli ostacoli nel loro percorso casa-lavoro. Come? Attraverso il Mappathon, uno strumento realizzato da WeGlad.

Terzo obiettivo attuare un vero cambio culturale in cui la disabilità non sia un tema di cui si occupino solo specialisti del settore e associazioni di persone con disabilità, ma diventi un pensiero di tutti e sia trasversale ad ogni politica di sviluppo.

Il ruolo della Regione Piemonte

La Regione Piemonte si sta impegnando sempre più a svolgere un ruolo attivo in questo processo di trasformazione, come sottolineato dagli interventi dell’Assessore alle Politiche Sociali Maurizio Marrone e da Anna Palazzi, responsabile Politiche di Welfare Abitativo, che all’interno di questo progetto ha gestito l’erogazione dei fondi PEBA, il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche. Fra i beneficiari del finanziamento, le città di Torino e Asti, i comuni di Venaria Reale e Moretta i cui amministratori hanno illustrato gli interventi concreti realizzati per rendere i percorsi più accessibili.

Progettare per tutti

Per una società davvero inclusiva, si rende necessario un cambio di mentalità, un nuovo approccio culturale, a cominciare dalla progettazione di spazi, ambienti, oggetti che devono essere pensati per tutti sin dalle fasi iniziali del processo. Interessante, a questo proposito, l’intervento di Emilia Garda, consigliera dell’Ordine degli Architetti di Torino, che ha esposto ai presenti quale deve essere, a suo parere, il compito di designer e architetti: “Umanizzare gli spazi è l’impegno morale dei progettisti che lavorano per migliorare la qualità della vita di tutti. Perché al centro deve esserci sempre la persona ”. In questo senso, non dobbiamo vedere chi ha una disabilità come un individuo che richiede assistenza, ma come una persona a cui si devono offrire tutti gli strumenti per vivere con la massima autonomia possibile.

L’importanza della rete

Fare rete, creare connessioni, ampliare e favorire il dialogo tra stakeholders è un altro punto emerso durante il convegno. E il progetto stesso è un esempio di come – insieme – si possano abbattere non soltanto le barriere architettoniche, ma anche e soprattutto pregiudizi e ostacoli culturali per una società davvero più inclusiva.


Condividi su:
Articolo precedente
Benessere psicologico se la spiaggia è inclusiva